Dovrei
scrivere una lettera alla me piccolina che ride nella foto del suo primo
compleanno.
Per
farmi venire un’ispirazione tra le quattro mura di casa, dato che il tempo
inclemente ci sta costringendo in casa e non mi permette di andarmene a Villa Borghese
e trovare un angoletto in cui sentirmi in pace con me stessa e in comunione col
mondo, accendo l’app della radio spagnola nella speranza che la musica che per
tanti anni mi ha accompagnato nei miei momenti morti, nei miei momenti
importanti mi porti alla mente qualche ricordo da cui partire.
In
realtà è che non so da dove cominciare… non solo, sono poco concentrata; come
sempre vorrei scrivere mille cose e fare nel frattempo altre mille cose, ma la
pigrizia, la disorganizzazione, la mia tendenza a procrastinare e a perdermi in
chiacchiere prevaricano su tutta la mia buona volontà.
Quindi
ora cercherò di abbandonare la musica del passato, le mille distrazioni del
cellulare, spegnerò la tv e cercherò di produrre qualcosa che la mia povera
psicologa non riuscirà a leggere perché mi ridurrò a mandarle il pezzo
all’ultimo momento. Come al solito.
Inizierò
con lo scrivere:
“Cara
Sabrina,
ti
guardo in quella foto davanti alla torta del tuo primo compleanno, vestita di
bianco, sorridente paciocchina, inconsapevolmente contenta di essere la vera
protagonista della giornata. Sei così pura, spontanea, genuina, fa piacere e
tenerezza e ispira simpatia guardarti mentre fai buffe facce davanti a quella
torta. Sei dolcissima mentre tendi la manina verso il cugino americano della
nonna, seduta su un lenzuolo adagiato sul pavimento e circondata da cuscini;
già da lì si vede che hai una certa propensione per le lingue straniere, “Hi,
how are you?” sembri voler dire. Oppure sembri già una signorinella mentre posi
seduta su un pallone in balcone, coi codini e il vestitino rosso, baciata dal
sole. Il tuo primo giorno di scuola, col grembiule bianco e il fiocco blu, e lo
zainetto di Lady Lovely che conserverai per sempre; poi in posa con un
pupazzone, e poi sempre tu in una scampagnata baciata dal sole. Questa devi
essere tu sempre, senza mai perderlo di vista nonostante la vita possa poi
riservarti bocconi amari e momenti difficili. Che l’invidia, l’egoismo,
l’arroganza, la malignità mai possano sfiorare e inquinare il tuo animo, il tuo
sorriso, la tua spensieratezza. Ti guardo e ti chiedo scusa piccola Sasi,
perché io quel sorriso mi sento di averlo tradito, di non averlo rispettato, di
non aver tenuto viva quella luce nei tuoi occhi. Scusa per l’adulta spaventata
dalla vita che sono diventata, per non aver avuto la forza di conservare in me
quello che rimaneva di te. Non è l’età anagrafica a fare la vera età di una
persona; si può continuare a essere un po’ bambini anche a quasi 37 anni.
Conosco gente più giovane di me, che ragiona come i vecchi, senza ammettere
sfumature, aggrappandosi a principi superati e obsoleti per questi tempi così
difficili, in cui non resta che guardare in faccia la realtà e avere il pelo
sullo stomaco per saperla affrontare e saperla accettare. È giusto che tu ce
l’abbia questo pelo sullo stomaco, ma non dimenticare di lasciarti stupire
ancora positivamente dalla vita: accetta ma non sottometterti, grida ma non
sbraitare, combatti e lotta ma non entrare in guerra con gli altri; vivi: non
stare a guardare; sogna ma non perderti in fantasie sciocche.
Segui
le regole ma non pensare che siano l’unico modo possibile per stare al mondo: a
volte puoi creare regole tue ugualmente efficaci e senza per questo andare
contro il sistema. È proprio perché a volte il sistema fa acqua che devi
imparare a tappare i buchi.
Non
essere passiva di fronte alle ingiustizie, di fronte a quello che ti succede
intorno se non ti piace, se ti fa incazzare: ci sono momenti in cui bisogna
sapere quando tacere, altri invece in cui parlare è necessario.
Non
voglio passare per quella che parla da donna vissuta, ma mi sarebbe piaciuto
che qualcuno mi avesse dedicato queste parole quando io avevo la tua età, che
mi avesse spronato per davvero e non che, nel maldestro tentativo di farlo, avesse
prodotto l’effetto contrario. O che non lo avesse fatto affatto ma anzi mi
avesse tenuto sotto una campana di vetro come la rosa della Bella e la Bestia.
Peccato che non siamo in una favola, a volte le rose sfioriscono da sole senza
che arrivi il principe a spezzare l’incantesimo. Tocca a noi curare la nostra
rosa, amarla, custodirla, perché perda i suoi petali nel corso naturale della
vita.
Piccola
Sasi, pensiamo di aver perso e di continuare a perdere tempo, non lo possiamo
recuperare ma possiamo far sì che quello che rimane sia il miglior tempo
possibile. Io guardo la tua fotografia e vorrei prendere quel tempo di allora,
quello in cui tu sorridi baciata dal sole in balcone, e spararlo addosso a
quello di adesso, fargli un’iniezione di fiducia, di allegria, di
spensieratezza. Ce la posso ancora fare, non voglio mollare, fosse pure
l’ultima cosa che faccio.
Ti
saluto pallocchetta, ti auguro mille altri compleanni come il primo e mille
altri sorrisi spensierati, sentirò sempre la tua mancanza.
Con
amore,
Sabrina.”